Hai perso un dente e non sai cosa fare?

PONTE, MARYLAND O IMPIANTO? 

 

 Se diciamo ponte e Maryland, a te cosa viene in mente? 

Forse ti starai domandando se abbiamo deciso di cambiare argomento e di parlare di viaggi, e magari di dedicare proprio oggi una sezione dedicata agli Stati Uniti… Ma no, ti tranquillizziamo: non abbiamo cambiato settore!

Ci occupiamo ancora di come farti tornare a sorridere!

– D’altronde, è ciò che ci riesce meglio! Ma tu non dirlo a nessuno… –

Se il tuo problema è un dente mancante, ponte, Maryland ed impianto sono tre soluzioni che potrebbero fare al caso tuo…

 

UN DENTE CHE MANCA = MOLTE OPPORTUNITÀ PERSE!

 

Hai mai pensato a quante limitazioni nella tua quotidianità siano imputabili a quel dente mancante?

Hai notato come la masticazione non sia più quella di prima? Gli altri denti sembrano aver subito degli spostamenti e ti vergogni a sorridere nelle foto per questo?

 

Se la risposta a queste domande è sì, non devi abbatterti.

Il fatto che tu abbia già coscienza del problema, è un fattore di non poco conto, un piccolo primo traguardo.

Devi sapere, infatti, che queste sono solo alcune delle conseguenze attribuibili ad un dente mancante e aver identificato il problema è molto importante. 

Purtroppo, la perdita anche di un solo dente ha notevoli ripercussioni sulla salute orale e, come avrai potuto constatare, anche sulla sfera emotivaSe ti trovi in questa condizione d’altronde, sai bene di cosa stiamo parlando.

 

Come dici? Avevi estratto un dente divenuto irrecuperabile anni fa però non hai mai pensato a come ripristinarne l’assenza?

 

Beh, sei nel posto giusto perché questa newsletter fa proprio al caso tuo.

Oggi parleremo di più di una soluzione che potrebbe ovviare a questa condizione.

Certo, nulla è sostituibile ad una visita specialistica col dentista ma… Tu intanto leggi, poi hai tutto il ponte per pensarci su e prenotare la tua prima visita!

QUALI SONO I MOTIVI PIÙ COMUNI ALLA BASE DELLA PERDITA DI UN DENTE?

 

La perdita di un dente si verifica a causa di alcune condizioni specifiche. Vediamo quali sono le più comuni!

☑️ SCARSA IGIENE ORALE

Una corretta igiene orale domiciliare, effettuata almeno tre volte al giorno dopo i pasti principali, svolge una funzione fondamentale sulla salute dell’intera bocca. A questa routine è bene abbinare anche sedute semestrali d’igiene orale professionale. Esse serviranno non soltanto a rimuovere placca e tartaro e ad arrivare professionalmente nei punti in cui con lo spazzolino si fatica, ma consentiranno, grazie al controllo periodico, di risolvere per tempo eventuali situazioni problematiche. 

 

☑️ GENGIVITE

La gengivite è un’infiammazione di cui possono soffrire i tessuti molli del cavo orale. In genere questa patologia è di origine batterica, e spesso la sua comparsa è dovuta ad una scarsa o scorretta routine di igiene orale.

I batteri che attaccano le gengive, infatti, si trovano sostanzialmente nella placca e nel tartaro e se non adeguatamente rimossi, potrebbero proprio favorire l’insorgenza della gengivite.

 

☑️ PARODONTITE

La parodontite, conosciuta anche con il nome comune di piorrea, è una malattia infiammatoria grave che interessa i tessuti parodontali che hanno il compito di dare stabilità al dente, mantenendolo adeso all’osso. Essa distrugge i tessuti di “ancoraggio” attaccando, nello specifico, il legamento parodontale, la gengiva, il cemento e l’osso alveolare, causando danni molto gravi e potenzialmente irreversibili.

Il motivo per cui la patologia si autoalimenta è l’impossibilità di applicare le corrette procedure di igiene orale in questo spazio.

Non tutti i denti vengono colpiti dalla patologia in maniera uniforme e la velocità di progressione è soggettiva, ma è bene ricordare che in questo caso il fumo aggrava notevolmente la situazione.

 

☑️ TRAUMA

Altra causa della perdita di un dente può essere una frattura verticale indotta, ad esempio, da traumi occlusali durante la masticazione o da un colpo preso proprio nella zona.

 

Perdere un dente può capitare, noi ti capiamo.

E proprio per questo ti invitiamo a prendere un appuntamento per risolvere una volta per tutte la situazione.

 

Soltanto un controllo accurato con uno specialista potrà indicarti quale strada è meglio percorrere a seconda del tuo caso specifico.

 

Nel frattempo, puoi dare un’occhiata a quanto segue per farti un’idea sulle soluzioni più utilizzate per risolvere un’edentulia 

Quando si perde un dente, è bene riabilitare subito l’edentulia riposizionando il dente mancante in tempi brevi, perché i denti limitrofi tenderanno, altrimenti, a chiudere lo spazio e quindi a spostarsi e le conseguenze – come forse ben sai se ti manca un dente – interesseranno anche molti altri aspetti!

PONTE 

Quando, in passato, non erano ancora conosciuti i benefici dell’implantologia, si ricorreva più frequentemente all’uso di ponti.

Questo approggio è ormai meno utilizzato ma andiamo a vedere in che cosa consiste e in quali casi è efficace. 

 

Come funziona il ponte?

Per ripristinare la condizione di edentulia, ovvero la mancanza di un dente, mediante un ponte si procede andando a limare i due denti vicini a quello perso e progettando una superficie che li congiunga.

Questa verrà poi cementata su questi due denti, con l’elemento dentale intermedio mancante che risulterà attaccato ai due limitrofi.

 

In quali situazioni è consigliabile il ponte?

 Grazie all’implantologia, oggi, la soluzione del ponte si consiglia in pochissimi casi.

 Se i due denti vicini sono molto compromessi, devitalizzati, con ricostruzioni, allora il ponte può rappresentare un compromesso sia a livello economico ma anche dal punto di vista clinico, perché può essere suggerito per rinforzare i denti vicini. 

Qualora invece i denti vicini siano naturali e soprattutto sani, e quindi non ricostruiti ad esempio, ricorrere ad un ponte significherebbe andare ad intaccare superficie coronale sana.

Per questo motivo, la scelta di intervenire con un ponte non è l’approccio preferibile.

Questa soluzione è consigliabile al posto dell’implantologia nei casi in cui il paziente abbia dei limiti anamnestici, ovvero qualora soffra di specifiche patologie (il dentista saprà indicarti quali) o segua trattamenti terapeutici che rendano sconsigliabile questa scelta a motivo dei disturbi che si potrebbero avere, ad esempio, nella fase dell’integrazione di un impianto.

Ma sono davvero pochi i casi in cui la strada dell’implantologia sia preclusa; pertanto, oggigiorno, il ponte costituisce soltanto in qualche situazione la prima scelta per riabilitare un’edentulia. 

 

Scopriamo ora le altre…

MARYLAND
(NO, NON PARTIAMO PER GLI USA)

Anche se questo nome potrebbe destare sospetti, ti tranquillizziamo, non abbiamo intenzione di dedicare un paragrafo ad una guida di viaggio per gli Stati Uniti.

(E non dire che non te lo avevamo detto all’inizio di questa newsletter: la nostra mission è da sempre prenderci cura del tuo sorriso! ). 

 

Che cos’è il Maryland e che scopo ha?

In odontoiatria, con il termine Maryland ci si riferisce ad un ponte “adesivo”, ovvero ad un ponte che viene incollato sui denti limitrofi, sempre allo scopo di rimpiazzare il dente perso.

Generalmente, si ricorre al Maryland per sopperire alla perdita di denti nei settori frontali quando viene scartata – per gli stessi motivi di cui abbiamo parlato poco fa per il ponte, come, ad esempio, le limitazioni anamnestiche – la possibilità di procedere con una riabilitazione implantare.

Il Maryland è poco invasivo in termini di preparazione dei denti-pilastro. Occorre infatti una minima preparazione delle faccette interne, quelle non visibili dei denti.

Esso fa da mantenitore di spazio e per questo talvolta viene utilizzato anche quando si attende l’osteintegrazione per il carico di un impianto.

 

 

Come funziona?

Esso viene cementato nella parte interna dei denti limitrofi all’edentulia e può essere di varia natura. 

Il dente che sostituisce quello mancante può essere in resina o ceramica ed il sostegno sui denti limitrofi avviene mediante delle alette, che a loro volta possono essere metalliche o bianche, costituite ad esempio in materiali resinosi. In genere si utilizza il metallo, che può essere opacizzato con un rivestimento bianco che non interferisca con l’estetica, anche se va ricordato che, la loro posizione nella parte interna dei denti le rende comunque poco visibili.

Questa è una soluzione di compromesso in quanto, pur nella sua stabilità, i carichi occlusali sottopongono il Maryland ad uno stress meccanico che, nel lungo periodo, può determinare il distacco o la distorsione delle alette metalliche di sostegno. 

Nel lungo termine non è la soluzione ideale, a differenza del ponte (se ben progettato e mantenuto adeguatamente pulito) o dell’impianto.

L’IMPIANTO:
UNA SOLUZIONE DEFINITIVA

L’impianto è una radice artificiale che viene inserita nell’osso.

La soluzione dell’implantologia prevede che il dente mancante venga invece riabilitato mediante un impianto, soprattutto quando i denti vicini sono in condizioni sane.

Se i motivi che hanno portato alla perdita del dente hanno comunque permesso all’osso circostante di preservarsi (nei casi in cui non vi è parodontite, ad esempio), allora si può procedere con l’impianto senza dover recuperare prima l’osso. 

Nei casi in cui, invece, l’osso è stato perso, si deve riabilitare affinché le condizioni diventino favorevoli all’inserimento dell’impianto.

 

Come funziona l’impianto?

Dopo aver valutato accuratamente le condizioni dell’osso e dopo averlo ripristinato, laddove necessario, si procede posizionando in esso una radice artificiale. Dopodiché si attendono tre mesi circa, affinché avvenga l’osteointegrazione, e si procede con il carico ovvero il posizionamento del dente vero e proprio.

 

La progettazione 

La progettazione del dente viene fatta con un abutment che consiste in una connessione intermedia tra l’impianto ed il dente che viene poi progettato sopra dal tecnico. Questa riabilitazione può essere cementata o avvitata sull’abutment.

Quella avvitata prevede in fase di progettazione l’elaborazione col tecnico di un foro nella corona. Questo foro poi non è visibile perché viene chiuso con un materiale resinoso della stesso colore del dente. Il dente così viene alloggiato sull’impianto e l’edentulia ripristinata.

La corona avvitata, rispetto alla cementata, è consigliabile poiché la sua manutenzione è più agevole: in questo modo sarà possibile svitarla, valutare la condizione dei tessuti, lo stato di salute della gengiva, ecc. 

La riabilitazione dell’edentulia singola è semplicissima, atramautica per il paziente e richiede poco tempo per tornare alle condizioni di naturalezza delle occlusioni e al riposizionamento del dente.

 

Le soluzioni di ponte, Maryland o impianto ti hanno incuriosito e vorresti saperne di più?

 

Ascolta il Podcast “Il Cacciatore di Sorrisi”:

nell’ultima puntata il dott. Chicone ha affrontato proprio questo tema.

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